mercoledì 30 marzo 2011

Con i migranti e contro la guerra

Mentre si fa la guerra per "proteggere" le popolazioni nordafricane qui in Italia le si respinge o rinchiude in campi di detenzione. I paradossi di un'Europa e della cultura democratica

di Sinistra Critica Bari

In questi giorni stiamo vivendo in pieno il paradosso dell’Italia, dell’Europa, della cultura "democratica" individualistica ed economicista a là Locke, a là Hobbes: pronti a bombardare per proteggere i popoli arabi dalla dittature, che loro stessi hanno prima favorito e contribuito a consolidare e che ora disconoscono, per schierarsi a favore di chi si rivolta contro i regimi e per la democrazia.

Ma le persone che si rivoltano e rivendicano libertà e democrazia, una volta arrivati da questa parte del Mediterraneo sono considerati clandestini, illegali, destinati ad essere rinchiusi in tendopoli precarie, pronti ad essere identificati per decidere nel frattempo che fare di loro: espellerli per rispedirli da dove sono arrivati oppure riconoscergli lo status temporaneo di profugo, magari per qualche mese o anno… renderli funzionali alle esigenze dell'economia di mercato dell’occidente “democratico”.

Sarà il destino o semplicemente la ricerca infinita del capitale a perseguire profitto ovunque, ma la tendopoli di Manduria, in provincia di Taranto, è stata allestita proprio a qualche centinaia di metri da uno dei tanti cantieri sparsi nel Salento delle Tecnova; azienda spagnola del fotovoltaico con sede a Brindisi destinataria dei fondi per lo sviluppo della “green economy” in Puglia; dove solo qualche giorno fa alcune centinaia di lavoratori, tutti migranti hanno deciso di ribellarsi all’installazione di pannelli solari, senza tutele né salario, e di denunciare le loro condizioni di lavoro: 12 ore al giorno, anche di notte, per guadagnare 400-500 euro al mese, quando va bene. Molti di loro da novembre non ricevono lo stipendio, hanno dovuto pagare 300 euro per essere assunti per un mese e, solo se non protestano, hanno il “diritto” ad un contratto a tempo: di tre mesi in tre mesi.

In pochi chilometri quadrati si mescolano le contraddizioni politiche di un’Europa, le cui istituzioni ormai sono ridotte alle dipendenze e complici di un sistema economico, che non riesce più a nascondere le proprie ambiguità se non facendo ricorso alla guerra, all’incitazione degli istinti xenofobi e razzisti, per poi servirsi degli stessi migranti quando gli fa comodo sia per giustificare una guerra di riposizionamento geo-politico, affermando strumentalmente che vuole “proteggerli”, sia per sfruttarli sulla “propria” terra, favorendo la rincorsa al ribasso dei diritti e delle tutele sul lavoro.

Proprio per queste ragioni, oggi più che mai, di fronte all’incapacità dei governi di gestire queste contraddizioni c’è bisogno di combattere contemporaneamente sia l’instabilità della cittadinanza che quella del lavoro, ponendo fine allo “status” di clandestino e riconoscendo a tutti la libertà di circolazione, affinché scompaia una volta per tutte il permesso di soggiorno a tempo vincolato al contratto di lavoro. Solo così alla reale cittadinanza si unisce la rottura col meccanismo che consente lo sfruttamento di manodopera a basso costo, da utilizzare come merce, ad uso e consumo di chi estorce lavoro altrui per arricchirsi sempre più.

A poco servono gli “appelli all’Europa” a “non lasciare sola l’Italia di fronte all’emergenza” da parte del governo italiano. L’idea di “Europa fortezza” che deve respingere i migranti nei loro paesi di provenienza, ed accogliere eventualmente solo i profughi, va demolita. Gli accordi di Shengen e di Dublino vanno aboliti immediatamente.

Una mobilitazione contro la guerra e per cacciare i dittatori necessita, da un lato, di un'organizzazione efficace al sostegno concreto ed effettivo per il proseguo delle lotte rivoluzionarie e democratiche arabe. Questo significa fare i conti con un'idea di “pacifismo astratto” che in questi anni ha confuso la sinistra e che, nei fatti, non corrisponde adeguatamente al necessario sostegno di cui le rivolte arabe hanno bisogno.

Nel contempo, schierarsi accanto alle popolazioni del nord Africa necessita anche di una battaglia contro la precarietà della cittadinanza dei migranti imposta dall’Europa, per il riconoscimento del permesso di soggiorno per tutti, non temporaneo e ad intermittenza.

Il tutto deve basarsi su un lavoro organizzativo, paziente e certosino in cui si costruiscano relazioni, spazi di incontro, di solidarietà con i migranti arrivati qui, affinché in Italia la loro voglia di rivolta, già espressa e sperimentata, ci contagi, ci sproni affinchè anche da questa sponda del Mediterraneo si attui conflitto sociale!

Sinistra Critica

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