lunedì 7 dicembre 2009

11 dicembre 2009
UNA IMPORTANTE GIORNATA DI LOTTA

Sciopero dei lavoratori di tutto il pubblico impiego e della scuola

Le organizzazioni di categoria della CGIL di tutto il pubblico impiego (FP), di scuola, università e ricerca (FLC) hanno proclamato per l’11 dicembre un’intera giornata di sciopero di tutti i comparti pubblici, con tre grandi manifestazioni nazionali e interregionali a Roma, Milano e Napoli.

Una decisione che, pur giungendo con ritardo rispetto alle reali necessità di risposta generale all’azione devastante di Governo e Confindustria, e che avrebbe richiesto da parte dell’intera CGIL l’indizione dello sciopero generale di tutte le categorie, può rappresentare una importante occasione per tutti i lavoratori e le lavoratrici, come anche per gli studenti, per far sentire la propria voce contro un attacco senza precedenti non solo ai salari e ai diritti degli stessi lavoratori, ma all’intero sistema dei servizi pubblici e al complesso dell’istruzione pubblica nel nostro paese.

La Legge Finanziaria non prevede stanziamenti per il rinnovo dei contratti, che peraltro dovrebbero adeguarsi al nuovo modello contrattuale sottoscritto con i sindacati complici (CISL, UIL, UGL, ecc.), che ha triennalizzato i contratti e determinato un sistema di programmazione di perdita salariale ancor peggiore di quello precedente legato alla cosiddetta “inflazione programmata”.

Le modifiche legislative operate da Brunetta (in particolare, le leggi 133/08, 15/09 e i decreti applicativi):

  • tolgono pressoché ogni ruolo alla contrattazione sindacale e al ruolo delle RSU sui posti di lavoro;
  • impongono una deriva autoritaria e gerarchica nell’organizzazione del lavoro;
  • determinano il furto del salario accessorio di “produttività collettiva”, attraverso un sistema di “premi” elargiti o meno dalla valutazione discrezionale dei dirigenti, con vere e proprie liste di proscrizione per chi non risulterà tra i “premiati”;
  • fissano il blocco delle assunzioni con conseguente perdita occupazionale, aumento dei carichi di lavoro e nessuna prospettiva di stabilizzazione per la grande massa di lavoratori precari.

A tutto ciò, nella scuola e nelle Università i provvedimenti combinati della Gelmini e di Tremonti:

  • aggiungono ingenti tagli nei finanziamenti all’istruzione pubblica, dopo le riduzioni già effettuate negli anni precedenti, anche ad opera dei governi di centrosinistra;
  • dispongono l’espulsione, cioè un vero e proprio licenziamento di massa, di oltre 150.000 lavoratori precari (insegnanti e personale ATA) nel giro di tre anni;
  • intendono trasformare le Università (ddl Gelmini) e le scuole medie superiori (progetto Aprea) dando pieni poteri a rettori e presidi, introducendo i privati nella gestione e nei Consigli di Amministrazione, il tutto all’interno di un devastante attacco al diritto allo studio.

Facciamo della giornata dell’11 dicembre una grande giornata di lotta, che sappia coordinarsi con le altre lotte in corso.

Con quella dei lavoratori metalmeccanici per la difesa del contratto nazionale di lavoro e contro l’accordo separato sottoscritto da CISL e UIL; con quelle di tanti lavoratori e lavoratrici di aziende in crisi, per il blocco dei licenziamenti; con quelle antirazziste e dei lavoratori migranti per l’uguaglianza nei diritti; con quelle di studenti medi e universitari contro lo smantellamento dell’istruzione pubblica.


sabato 5 dicembre 2009

BASTA MORTI SUL LAVORO!

di Franco Turigliatto, portavoce nazionale di Sinistra Critica

Sinistra Critica aderisce alla manifestazione nazionale del 10 dicembre a Torino in occasione della celebrazione del processo Eternit, per la tutela dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori vittime dell’amianto e dei familiari e dei cittadini colpiti.

È un’occasione importante anche per continuare la battaglia contro gli incidenti sul lavoro, veri omicidi di classe, che si attestano anche quest'anno a livelli analoghi agli altri anni, nonostante la caduta verticale della produzione in quasi tutti i comparti. Anzi, percentualmente, sono persino in aumento!

Non bastano norme e leggi adeguate, che pure sono indispensabili, ma occorrono soprattutto più poteri ai Rls (rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza), l’unico strumento reale di controllo e di difesa di chi lavora all’interno delle aziende.

CASINI E VIETTI COMANDANO,
IL PD E LA BRESSO CONCILIANO,
LA SINISTRA NELL’ANGOLO

COMUNICATO STAMPA DI SINISTRA CRITICA PIEMONTE

Mentre la crisi occupazionale e produttiva in Piemonte è sempre più grave e migliaia di operai cercano disperatamente di difendere il posto di lavoro, le grandi manovre per le prossime elezioni regionali sono in pieno svolgimento.

Casini e Vietti dell’Udc nel facile gioco di “vendersi” al miglior offerente hanno dettato le loro condizioni al PD e alla Bresso. Non solo una “TAV avanti tutta”, ma SI alle centrali nucleari, SI a una sanità sempre più privata e un sempre maggior sostegno alle scuole private e alle politiche familistiche. Ogni modesta pretesa di laicità dell’attuale Presidente della Regione deve finire.
E il PD di Morgando e Bresso si è subito allineato nella speranza di poter rimanere in sella la prossima primavera, ma soprattutto perché, sulle questioni di fondo, non c’è dissenso ma piuttosto convergenza con l’UDC, come è confermato dalle dichiarazioni e soprattutto dall’operare concreto di questi anni.

Chi è nell’angolo e rischia di rimanere a piedi è la sinistra, Rifondazione e i Comunisti italiani, che, dopo essere stati “leali collaboratori”, cioè dopo aver chinato il capo davanti alle tante scelte politiche ed economiche liberiste delle giunta (la gestione del progetto dell’alta velocità, una politica dei trasporti regionali discutibile, i soldi alle scuole private, i finanziamenti alle aziende senza un reale controllo del loro utilizzo, interventi in campo occupazionale tesi solo a lenire i guai più grossi provocati dalla crisi capitalistica, la cementificazione del territorio) sono oggi messi con le spalle al muro. Per restare sul carro del centrosinistra + Udc nel disperato tentativo di salvare qualche mobile e sedia, dovrebbero accettare tutte le peggior cose e magari non sarebbe neanche sufficiente.
Quando si dice il fallimento di una linea politica e di un gruppo dirigente.

Sinistra Critica sostiene la necessità di costruire una alternativa ai due schieramenti, - non la posizione politicamente perdente di ripiego quando il PD nega l’alleanza alla sinistra, - ma una politica coerente per costruire un terzo polo che sappia rispondere alle esigenze di vita e di lavoro della stragrande maggioranza delle persone contro la logica di profitto dei capitalisti e dei cementificatori.

Per questo proponiamo, per le prossime regionali, liste anticapitaliste, ecologiste, di coalizione o di movimento, che racchiudano forze diverse in alternativa al centrodestra e al centrosinistra. Al di là delle denominazioni, quello che conta è una vera e reale discontinuità con le politiche governiste di subordinazione al PD, che invece di contrastare le destre finiscono per rafforzarle proprio sul terreno fondamentale, quello sociale.

Rivolgiamo questa proposta all’insieme della sinistra radicale e dei soggetti di movimento, sociali, politici ed associativi, a condizione di una coerenza e omogeneità di scelte su scala locale e nazionale.

Ma soprattutto, sul terreno decisivo delle resistenze sociali, continuiamo a proporre alla sinistra sociale, politica e sindacale di costruire un vero e proprio movimento contro la crisi capitalistica all'insegna dell'unità e della radicalità. E’ questa la strada decisiva per battere la destra, liberarsi di Berlusconi e delle sue politiche.

IL NOBEL PER LA PACE ANCORA DI PIU' ALLA GUERRA!

di Piero Maestri, portavoce di Sinistra Critica

La decisione del presidente statunitense Barack Obama di aumentare di 30.000 soldati la presenza militare in Afghanistan è una scelta coerente con le politiche di guerra che Usa e Nato mantengono nel paese centro-asiatico. Una decisione che nasconde dietro la "necessità di combattere il terrorismo" di Al Qaeda una situazione afghana (e pakistana) che ci parla invece di una guerra che continua e delle difficoltà crescenti che gli eserciti della Nato si trovano ad affrontare su ogni piano.

Obama e i paesi della Nato, incapaci di vincere sul terreno e di convincere l'opinione pubblica dei propri paesi della giustezza della loro "missione", non sono in grado di fare altro che accelerare la propria escalation militare. e questo non farà che produrre quanto dichiara il generale statunitense McChrystal: "E' realistico aspettarsi un aumento delle perdite tra gli afgani e la coalizione".

Il segretario della Nato ha già annunciato un aumento dei sodati dell'Alleanza e questo comporterà un ulteriore impegno anche dell'Italia, che certamente il presidente Berlusconi si affretterà ad acconsentire, dopo aver aumentato il coinvolgimento dell'Italia con l'invio di altri 70 soldati della Brigata Sassari a Kabul all'inizio di ottobre.

Una decisione che non vedrà nessuna opposizione in Parlamento - già si parla dell’invio possibile di altri 1500 soldati italiani, su richiesta degli Usa e della Nato - e avrà una approvazione bipartisan, come è avvenuto oggi con il rifinanziamento delle missioni militari in votazione al Senato (con un testo che peggiora lo stesso decreto governativo).


L'unica "exit strategy" dall'Afghanistan è il ritiro immediato dei militari italiani e il sostegno ai democratici afgani schiacciati dall'occupazione Nato e dai fondamentalisti – siano al governo o meno. il movimento contro la guerra deve rilanciare la sua iniziativa contro le missioni di guerra italiane/Nato e contro le spese militari.